Il "Buon cristiano e onesto cittadino"

Oggi viviamo in una società che ci vuol far credere che tutto sia uguale, il vero ed il falso, il bello ed il brutto, che lo studente vale tanto quanto l’insegnante, che non si devono mettere voti per non traumatizzare i cattivi studenti. Ci vogliono far credere che la vittima conta meno del delinquente. Che i vandali sono buoni e che la polizia è cattiva. Lo slogan di moda è “vivere senza obblighi e godere senza limiti”.

Siamo, infatti, passati da una società della disciplina, dove c’è il conflitto tra regola e trasgressione, tra pulsione e divieto, ad una società dell’efficienza e della performance spinta, per cui il disagio psichico non è più determinato da un conflitto tra il permesso e il proibito, ma da un senso di inadeguatezza, di insufficienza, se non addirittura di fallimento della capacità di spingere a tutto gas il possibile fino al limite dell’impossibile. Nella nostra società è saltato il concetto di limite. E in assenza di un limite, il vissuto soggettivo non può che essere di inadeguatezza, se non di ansia, ed infine di inibizione.

Le famiglie si allargano, la scuola non sa più cosa fare, solo il mercato si interessa dei giovani per condurli sulla via del divertimento e del consumismo, dove ciò che si consuma è la loro stessa vita, che più non riesce a proiettarsi in futuro capace di far intravedere una qualche promessa. Il disagio non è del singolo individuo, ma l’individuo è solo la vittima di una diffusa mancanza di prospettiva e di progetti, fino alla perdita di senso e di legami affettivi.

Oggi molti, perfino fra i credenti, non accettano senza discutere i comandamenti morali formulati dalla Chiesa, ma vogliono riflettervi e, in definitiva, decidere loro cosa è bene e cosa è male. E molti sostengono che la società moderna è diventata una babele etica in cui tutto è permesso. Esiste la tentazione di pensare che la nostra realtà sociale sia più difficile di quella vissuta da don Bosco. Io penso che ogni epoca abbia i propri inconvenienti.

Certamente, oggi nella società e nella Chiesa stiamo vivendo una situazione molto complessa. Socialmente si vuole vivere come se Dio non esistesse, si è creata una certa cultura relativista, permissivista e consumista. Il “buon cristiano e onesto cittadino” di don Bosco è una persona in cammino verso la maturità spirituale, ecclesiale e sociale. Ciò significa che educare alla legalità implica la creazione di un ambiente nazionale ed internazionale di legalità. Il richiamo formativo e morale rivolto a tutte le persone e istituzioni, cominciando dalla famiglia stessa.

“L’autentica legalità trova la sua motivazione radicale nella moralità dell’uomo; la condizione primaria per uno sviluppo del senso della legalità è la presenza di un vivo senso dell’etica come dimensione fondamentale e irrinunciabile della persona”.

Educare alla legalità risulta essere, oggi più che mai, un impegno di tutti ed un obbiettivo da inserire in ogni progetto formativo.

Un caro saluto a tutti.
Paolo

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